ALTA VIA DEI MONTI LIGURI

Luogo di partenza:Molina di Trioria (IM)
Luogo di arrivo:Molina di Trioria (IM)
Lunghezza:km 48 (meccanizzati)
km 55 (non meccanizzati)
Dislivello:1,586 mt (meccanizzati) 
2,279 mt (non meccanizzati)
Difficoltà:
OC (richiesta ottima capacità tecnica)
Ciclabilità: 90%
Impegno fisico:   
Periodo:da maggio a fine ottobre
Acqua lungo il percorso:non presente lungo il percorso
al Rifugio Falavena
Cartina:KOMPASS N° 603 - Grande Atlante escursionistico delle Alpi
Pubblicato:luglio 2013
Riverificato:
MTB consigliata:Full suspension - E-bike
Ricarica e-bike:Molini di Triora: presso la sede comunale
Scarica la traccia del percorso cliccando su   GPX
PARTENZA

Descrizione percorso

Introduzione

Un Epic Tour, cioè, ripercorre le gesta degli eroi, è sicuramente la migliore descrizione di questa e di tante altre pedalate che, impegnano fino a spremerlo, anche il biker più allenato.
E se ci aggiungiamo che la pedalata ripercorre strade che hanno visto “veri eroi” morire per la Patria, è come mettere la ciliegina sulla torta, per poter dire “io c'ero”.

Report
Il mio spirito zingaro, mi porta spesso a frugare la rete in cerca di tracce di percorsi che devono lasciare un segno indelebile nei ricordi.
Avendo la possibilità di giocarmi un jolly sabato 13 luglio 2013, ne approfitto immediatamente, ho la giornata completa a disposizione della mia passione, e allora cosa programmare.
Inizialmente ero attratto da un sentiero che conduce lungo la Strada dell'Ables, nella zona di Bormio, a toccare i 3000 metri in sella ad una bike per la prima volta.
Lancio la proposta nel forum in cerca di compagni di “sventura”, passano due giorni e giungono le prime adesioni.
Fra tutti il più attivo è Tintore, che inizia una serie di messaggi e di telefonate per chiedermi di organizzare meglio il tutto.
Poi il meteo inizia a fare i capricci e sembra che per la data stabilita a 3000 metri siano previsti temporali.
A questo punto forse sarebbe meglio optare per una nuova destinazione.
Eccola lì, era nel cassetto, la nuova traccia.
Liguria, l'Alta Via dei Monti Liguri, pedalata fra Italia e Francia.
Lancio la nuova proposta che ottiene il benestare dei partecipanti: Tintore, No limit, Serper, Daft Paolo, Dario e Ramos.

A questo punto ci si deve accordare sul viaggio, sui punti di ritrovo, e sulla possibilità di “furgotrasportare” le bike dal Molina di Trioria al Monte Gorda.
Cerca che ti ricerca, invia messaggi a chi da quelle parti c'è già passato, ed ecco arrivare un numero di cellulare.
Lo chiamo, mi sento rispondere in un “italianoinglesianizzato”:

  • “ciao sono Mark”;
  • “ciao Mark, mi hanno detto che tu fai il servizio navetta da Molini di Trioria al Monte Gorda”;
  • “si”;
  • “siamo in 7, quanto vuoi”;
  • “10 euro a testa”
  • “ok va bene, dove ci troviamo”;
  • “quando arrivate a Molini, raggiungete il campo sportivo, lì c'è una piccola casetta di legno, è la sede del molinafreerider, lì carichiamo e partiamo”.

A Molini di Trioria l'arrivo era previsto per le ore 9,30, alcuni hanno raggiunto il punto di partenza il giorno prima, per il resto un tranquillo viaggio autostradale ha permesso di giungere con ben 45 minuti d'anticipo.
Chiamiamo Mark e carichiamo le bike sulla navetta.
Si inizia a salire lungo la strada asfaltata, attraversando il paese di Molina di Trioria e Trioria, denominato da queste parti il “paese delle streghe”, ma non chiedetemi il perché, ho girato la domanda a Mark che nel suo “italianoinglesianizzato” mi ha risposto in modo del tutto incomprensibile.
70 euro spesi bene, evitati 10 km di bitume con dislivello di 600 metri, che ci avrebbero fatto perdere almeno 1 ora e mezza di tempo. Al momento di scaricare le bike, è iniziata l'euforia prepedalatoria.

Ora non ci resta che pedalare.
Purtroppo mecanizzare la salita non ti permette di scaldare i muscoletti delle gambe, quindi iniziare subito su di un sentiero sterrato in salita, non è stato piacevole per nessuno, subito dopo pochi colpi di pedale si è alzato il rumore del respiro affannato di tutti.

Alcune considerazioni per chi volesse ripercorrere questo giro:
1. Portare una bella scorta d'acqua, non c'è nessuna possibilità di tovarla lungo tutto il percorso
2. Vero che il tracciato è lungo strade gippabili, ma è obbligatorio scaricare la traccia, viste le varianti inserite nel nostro percorso.
3. Questo percorso è di grande soddisfazione per i bikers esigenti, l'itinerario regala quanto di meglio si possa desiderare: panorami (purtroppo c'erano troppe nuvole), sentiero in cresta, singletrack su prato scorrevole, tornantini tecnici e pietrosi, tratti singletrack nel bosco, discese miste fra rocce e radici, tratti veloci e tratti al livello DH.

Ma veniamo al racconto vero e proprio della pedalata.
Eravamo rimasti che colpo di pedale su colpo di pedale, abbiamo seguito il sentiero che ci avrebbe portato al Passo di Gorda (1252 m) e poi al Monte Grimperto (1369 m).
Ma come tutte le belle pedalate, devono esserci degli imprevisti, ed è toccato a me.
Ma non sono state la mia foratura e nemmeno le due del Serper, che hanno turbato la giornata, per tutto il giro ci è mancato purtroppo il sole, che ha fatto qualche sporadica apparizione regalandoci panorami sulle montagne che ci circondavano ricolme di rododendri, forse è stato meglio così, visto che abbiamo pedalato sempre su sentieri scoperti, saremmo arrivati alla fine cotti e mangiati.

Proseguiamo imperterriti dal Monte Gorda (1268 mt) verso il Monte Grimperto (1369 mt) buona parte del percorso è lungo una strada militare tracciata durante la prima e la seconda Guerra Mondiale, larga da farci passare una jeep, ma con pietro smosse.
Certo che la partenza a freddo, inizia subito a farsi sentire, i 100 metri di dislivello che dividono i due monti, si fanno sentire nelle gambe.
Raggiungiamo il Monte Grimperto, vallichiamo il Passo del Pellegrino e dopo 7 km arriviamo all'imbocco della Galleria Colle Garezzo.

Usciamo dalla galleria, dall'altra parte ci viene incontro un ammasso di nuvole fredde, il passagio attraverso questa galleria, mi ha ricordato l'attraversamento della Galleria Generale d'Havet lungo la Strada degli Eroi del Monte Pasubio.
Un scrutatina alla segnaletica e una agli apparati gps, oggi ne sono scesi in campo ben 4.
Tutto ci fa presagire che dobbiamo prendere il sentiero a destra per 20 metri per poi indirizzarsi su di un altro sentiero a destra, proprio quello che non avremmo voluto fare.
Iniziamo a pedalare, i più allenati a buon ritmo, ma dopo 200 metri, tutti con le scarpe per terra.
Il dislivello del sentiero e la sua superfice, fatta di grossi sassi smossi, non ci ha permesso di proseguire in sella.

Il sentiero ci condurrà per circa 3 km in continua ascesa, dei quali gli ultimi 100 metri con bike a spalla, alla sommità del Monte Frontè 2151 mt, la seconda vetta più alta della Liguria, dopo il Monte Saccarello, che andremo ad incontrare più avanti.
Ci rimangiamo le unghie per le nuvole che continuano imperterrite a seguirci durante la pedalata, ma da qua si sarebbe potuto godere di uno splendido panorama, sulle alpi e sul mare, fino ad intravedere la Corsica. Una gigantesca statua della N.S. di Lourdes, posta sulla sommità del monte, sin dal 1955, veglia sui paesini sottostanti. 
La statua ha una storia importante per gli abitanti del luogo (nel 2023 la statua è stata rotta e danneggiata dai fulmini, sono stati attivate le opere di restauro).
Lasciamo le bike sul sentiero sottostante e decidiamo di salire per 200 metri a piedi lungo il sentiero che ci porterà alla statua.
No limit, Daft Paolo, Tintore e Serper decidono di salire con la bike in spalla per poi ridiscendere il sentiero in sella.
Lasciamo un piccolo ringraziamento, scattiamo la foto ricordo che ci porteremo per parecchio tempo nel cuore, e ridiscendiamo, chi a piedi e chi in sella a raggiungere il sentiero dove decidiamo di fare la sosta pranzo.

Sono le 12,30, mentre ci diamo da fare con i denti, discutiamo su quanti chilometri ancora ci mancano per completare il giro, su quanto dislivello positivo troveremo da qua in poi, come saranno le discese, e a che ora si arriverà alla macchina.
Stiamo ancora assaporando l'ultima barretta, che già ci ritroviamo tutti in piedi pronti alla ripartenza sperando che oltre la coltre di nuvole inizi una discesa.
E così è stato, prendiamo il sentiero con una marcata curva a sinistra, purtroppo davanti a noi, in lontananza vediamo ben poco dei posti che dovremo raggiungere.
Ma è la prima discesa, che viene dopo un portage non indifferente; si abbassano le selle, si indossano le protezioni, e giù….
Due chilometri di sentiero volanti in pochissimi minuti, e un raggio di sole illumina il Rifugio Sanremo che raggiungiamo.
Ci voltiamo guardando alle nostre spalle, e notiamo la sul monte, quasi ormai coperta dalle nuove, la sagoma della statua della Madonna.
Il rifugio è chiuso (per utilizzarlo si devono richiedere le chivi ad alcune sezioni CAI della zona), pensavamo di trovare acqua, invece ci dobbiamo accontentare di uno scatto a ricordo del nostro passaggio.

Dopo il breve relax torniamo a risalire per altri 2 km che ci condurranno al Monte Saccarello (2200 mt) la più alta cima ligure.
Oltrepassiamo Cima Valletta (2092 mt) sempre lungo l'Alta Via dei Monti Liguri, che da gippabile si è trasformata in stretto sentiero, sempre comunque ben visibile e ben battuto, con qualche sasso qua e la, che mai però compromette la pedalata.
Sono ormai 14 i km che stiamo pedalando in salita, e se considerate che solo nei primi 10 il dislivello superato è stato di 1000 metri, vi lascio immaginare a che ritmo scandivamo le pedalate, tranne il supermega allenato No limit, il grillo Tintore e l'instancabile Serper riuscivano a tenere un buon ritmo, gli altri sono entrati nella fase “trascinamento verso la vetta”.
Ecco però che, la davanti, vedo i tre instancabili scendere dalla sella ed iniziare a spingere la bike. Quando arrivo nello stesso punto scopro il perché, il sentiero oltre che a trasformarsi da battuto a rolling stone, aumenta la sua pendenza.
Però solo gli ultimi 200 metri e poi appena giriamo l'angolo del monte, ci troviamo proprio sotto alla statua del Cristo Redentore, che ci indica che siamo arrivati al punto più alto della nostra pedalata e che è arrivato il tempo di prenderci ancora una pausa.
Anche qua è d'obbligo sostare per la foto ricordo.

Torniamo in sella, scendiamo per circa 100, fino a giungere ad un crocevia con altri sentieri, prendiamo quello alto alla nostra sinistra.
Siamo in territorio francese, come finisce il sentiero gippabile, ha inizio il paradiso dei biker, uno stretto sentiero lungo un pendio, con parecchi tornantini stretti, da affrontare completamente in sella, che ha fatto la felicità di parecchi; la prima discesa dopo 14 km di salita.
Lungo il sentierino si scatenano tutti, visto dall'alto è un via vai di biker che provengono da destra e da sinistra, una sbandata e Daft Paolo finisce in braccio a No Limit.
Proseguiamo, lungo i tornantini fino a giungere un tratto di sentiero che prosegue diritto,
Questo tratto di sentiero si ricongiunge più avanti ancora con l'Alta Via del Monti Liguri, che riprendiamo in salita per poche centinaia di metri, e dopo aver oltrepassato una curva, giungiamo nel punto più bello della pedalata (a mio parere), siamo, sempre in territorio francese, al Complesso Fortificato del Balcone di Marta.

Proseguiamo sempre in territorio francese, tornando a salire, in direzione Passo di Collardente (1600 mt) e poi verso il Monte Collardente (1777 mt), per raggiungere, infine, Tète de la Nava, e Mont Cériane (2027 mt) dove ha inizio una larga gippabile in discesa che ci conduce al Rifugio Monte Grai (1920 mt).
Lo superiamo senza fermarci e proseguiamo lungo la gippabile, fino ad arrivare in territorio italiano al Rifugio Allavena, posizionato sulle pendici del Colle Melosa.
Foto ricordo.
Qui acquistiamo acqua, come descritto in precedenza, lungo tutto il percorso non è possibile trovare acqua in nessun modo.
Alcune persone presenti al rifugio iniziano una serie di domande su: da dove venite? Dove andate? Da quale parte scendete? Ecc…
Ne aprofittiamo per chiedere dove fosse il sentiero che conduce al Lago di Tenarda.
Ci spiegano che scendendo lungo la strada asfaltata per 20 metri si incrocia sulla destra il sentiero che porta al lago.
Ci buttiamo lungo il sentiero, un altro sentiero di quelli tecnici, ma mai difficile, da percorrere sempre in sella fino a giunge al lago artificiale.
Proseguiamo alla base della diga, sempre tenendo il sentiero e mai abassandoci verso la strada asfaltata.
Giungiamo così a Colle Langan (1227 mt).
A questo punto serebbe possibile seguire le indicazioni CAI per il sentiero 702, ma vuoi per la stanchezza, vuoi per l'orario (18,30) decidiamo di tornare sui nostri passi, e scendere su asfalto fino a tornare a Molina di Trioria.

GALLERIA FOTOGRAFICA

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